Serra Orrios

Tariffe

BIGLIETTO INTERO: € 5 
BIGLIETTO RIDOTTO: € 2,50


Orari

Gennaio – Febbraio – Marzo | 09.00/13.00 – 14.00/17.00
Aprile – Maggio – Giugno | 09.00/13.00 – 15.00/18.00
Luglio – Agosto | 09.00/13.00 – 16.00/19.00
Settembre | 09.00/13.00 – 15.00/18.00
Ottobre – Novembre – Dicembre | 09.00/13.00 – 14.00/17.00

Coordinate: 40.333833, 9.537611

Per farsi un’idea della vita quotidiana all’età del Bronzo, quando in Sardegna prosperava la civiltà nuragica (XVI-VI sec. a.C.), è d’obbligo la visita del villaggio nuragico di Serra Orrios.

Un centro formato da un centinaio di ambienti: 49 capanne con vani sussidiari e ambienti per custodire gli animali; due tempietti a megaron (Tempietto A e Tempietto B) con recinto; due tombe megalitiche: una Tomba di Giganti e una di tipologia incerta.

Le capanne

L’unità abitativa dei nuragici è la capanna – strutture simili sono state utilizzate fino a qualche decennio fa dai pastori – formata da una base circolare – filari irregolari di pietra basaltica – sormontata da un tetto conico di tronchi e frasche.

Il pavimento veniva realizzato con lastre di pietra, acciottolati o con un semplice battuto mentre nello spessore dei muri erano spesso ricavate delle nicchie (armadi o semplici ripostigli) per custodire utensili.

Per impermeabilizzare la struttura si usava argilla e sughero, ottimo isolante naturale, mentre al centro delle capanne e in prossimità dell’ingresso, per garantire il tiraggio, era, in genere, ricavato il focolare: semplice incavo di forma circolare delimitato con delle pietre. Una struttura semplice, ma che garantiva di soddisfare tutte le esigenze dell’uomo nuragico.

Gli isolati e la capanna delle riunioni

La gran parte delle capanne formano degli isolati costituiti da più vani con un cortile ed un pozzo comune.

Si differenzia da tutte le altre una capanna isolata (capanna 49) ribattezzata “capanna delle riunioni” perché nella parete interna è stato ricavato un bancone-sedile, l’ingresso è preceduto da un vestibolo formato da grossi massi e la stessa tipologia costruttiva, sono state utilizzate delle pietre di dimensioni maggiori, fanno ipotizzare che nella capanna si svolgessero attività pubbliche o cerimonie sacre.

I due tempietti

Una delle caratteristiche singolari di Serra Orrios è la presenza di due tempietti a megaron (il termine si traduce con “la sala più grande e sontuosa dei palazzi dell’età micenea”), entrambi doppiamente in antis (le pareti dei lati lunghi si prolungano in avanti) con il vestibolo e la camera fornita di un bancone-sedile.

La tipologia architettonica dei tempietti a megara, probabilmente dedicati al culto delle acque, risente di influenze esterne all’isola, forse ispirata all’architettura micenea.

Vasellame, monili e armi. L’economia del villaggio.

Gli archeologi hanno rinvenuto numerosi reperti – esposti al museo civico archeologico di Dorgali – che forniscono numerose informazioni sulla vita nel villaggio – dal Bronzo Medio (XVI -XV sec. a.C.) all’Età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.), con una maggiore attestazione tra il Bronzo Recente e il Bronzo Finale (XIII-IX sec. a.C.) – basata su agricoltura, allevamento e artigianato con la lavorazione del legno, della pietra, la concia delle pelli e la metallurgia.

Ricco il campionario di materiale ceramico rinvenuto: due vasetti di tradizione Bonnanaro (cultura prenuragica che si sviluppò tra 1800-1600 a.C), tegami con decorazione a pettine, ollette, olle globulari con anse a gomito rovescio, numerose tazze carenate, vasi piriformi, brocche askoidi con decorazione geometrica a spina pesce, a cerchielli impressi e a falsa cordicella, ziri destinati a contenere derrate alimentari che testimoniano l’importanza dell’agricoltura.

Interessanti, inoltre, i fornelli, le pintadere (stampo o timbro per decorare il pane o i tessuti), un attingitoio (per i liquidi) e una sassola (per farina o cereali). Fiorente l’industria tessile come confermano le fusaiole, i rocchetti e i pesi da telaio rinvenuti in gran numero.

Tra i reperti litici si segnalano 3 lisciatoi di steatite (una pietra di color verde) per la lavorazione delle pelli, accuratamente lavorati; poi macine, brunitoi (per levigare e lucidare i metalli), affilatoi e una matrice di fusione in steatite connessa con l’attività metallurgica; attestata la presenza di un’ industria litica (una accettina in pietra levigata e una lama in selce).

Il rinvenimento di reperti metallici comprende una molla da fonditore, armi (quattro pugnali), utensili (due asce a margini rialzati e uno scalpello) e oggetti di ornamento (sette spilloni, tredici braccialetti, due orecchini, etc.). Tra i braccialetti si segnala un esemplare ad ellisse aperta in argento, decorato internamente con cerchielli, per il quale è stata ipotizzata una lavorazione locale connessa con lo sfruttamento delle miniere di Sos Enattos nel vicino territorio di Lula.

Le campagne di scavo

Il sito fu riscoperto da Doro Levi che effettuò tre campagne di scavo tra il 1936 e il 1938, mettendo in luce una settantina di capanne e due tempietti a megaron.

Nel 1947 venne pubblicato un articolo di Giovanni Lilliu dedicato al villaggio, cui fece seguito, nel 1954, una pianta illustrata del sito redatta da Ch. Zervos. Nel 1961 la Soprintendenza alle Antichità di Sassari effettuò un intervento di restauro focalizzato sui due tempietti e su alcune capanne contigue, del quale fornì un resoconto Ercole Contu in un articolo apparso nel 1962.

Nel 1980, in occasione dell’apertura del Museo Civico Archeologico di Dorgali, vennero pubblicati i risultati dello studio dei materiali provenienti dagli scavi di Serra Orrios effettuati da Doro Levi.

Nel 1986 ripresero i lavori di sistemazione dell’area archeologica e di scavo all’interno del Tempietto A, i cui risultati sono stati pubblicati da Maria Ausilia Fadda nel 1993 e nel 1994.

Un lavoro di sintesi è stato infine pubblicato da Alberto Moravetti nel 1998, nel quale, tra l’altro, è stata presentata una ipotesi ricostruttiva del villaggio e dei tempietti a megaron.

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